Monologo Cercando Alaska
- Giorgia Zane
- 15 ott 2018
- Tempo di lettura: 1 min
Pag 210
In mattinata arrivarono visite. Un’ora dopo che il colonnello era uscito, venne a trovarmi Hank Walsten, il cannaiolo della scuola, per offrirmi un po’ d’erba, che rifiutai cortesemente. Hank mi abbracciò e disse :- Se non altro è stato sul colpo. E’ stato senza dolore, almeno-.
Stava solo cercando di consolarmi, lo sapevo, ma non ci riuscì. C’era, il dolore. Nelle mie viscere, un dolore sordo, continuo, che non passava nemmeno quando mi inginocchiavo sulla pedana di legno della doccia, gelida da far male, a vomitare aria.
E poi, cos’è morire sul colpo? Quanto dura il colpo? Un secondo? Dieci? In quei secondi il dolore dev’essere stato atroce, con il cuore che le si spaccava, i polmoni che le si schiacciavano, niente più ossigeno né sangue al cervello, e nient’altro che panico allo stato puro. Che cavolo vuol dire “morte istantanea”? Niente è istantaneo. Il riso istantaneo è pronto in 5 minuti, il budino istantaneo in un’ora. Ho i miei dubbi che un istante di dolore accecante sembri particolarmente istantaneo.
L’aveva avuto, il tempo per rivedere in un flash tutta la sua vita? Io c’ero? Jake c’era? Mi aveva promesso una prossima puntata, lo ricordavo bene, ma sapevo anche che si era uccisa mentre stava guidando verso nord, verso jake. Forse lei non ci aveva dato molta importanza , nient’altro che uno dei suoi clamorosi colpi di testa.
E mentre Hank stava in piedi sulla soglia, io guardavo sopra le sue spalle, oltre il cortile degli alloggi degli studenti, troppo silenzioso, e mi chiedevo se per lei era stata una cosa importante, e io potevo solo rispondermi che si, certo, aveva promesso.
Alla prossima puntata.
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